VI • CASIDA DELLA MANO IMPOSSIBILE
Non voglio che una mano,
una mano ferita, se è possibile.
Non voglio che una mano,
pur con cento notti senza letto.
Sarebbe un pallido giglio di calce,
sarebbe una colomba legata al mio cuore,
sarebbe il guardiano che nella notte del mio transito
negherebbe l'entrata alla luna.
Non voglio altro che questa mano
per i comuni olii e il lenzuolo bianco dell'agonia.
Non voglio che questa mano
per tenere un'ala della mia morte.
Tutto il resto passa.
Rossore senza nome ormai, astro perpetuo.
Il resto è l'altro: vento triste,
mentre le foglie fuggono a sciami.