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Caffè dei Poeti

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Aldo Palazzeschi

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2004 16:33
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Chi sono?
-Aldo Palazzeschi

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
Nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
Davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.




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BIOGRAFIA


ALDO GIURLANI (PALAZZESCHI)

Poeta e scrittore, Aldo Giurlani (che assunse poi il cognome della nonna materna Palazzeschi), nasce a Firenze nel 1885 da una media famiglia borghese specialista nel commercio delle stoffe. Seguiti studi di ordine tecnico, si diplomò in ragioneria nel 1902. Contemporaneamente, essendo molto forte in lui la passione per il teatro, iniziò a frequentare la scuola di recitazione “Tommaso Salvini”, diretta da Luigi Rasi, dove ebbe modo di far amicizia con Marino Moretti. Successivamente passò a lavorare con la compagnia di Virgilio Talli, con la quale debuttò nel 1906.

Scrittore dal temperamento focoso e ribelle, diventa ben presto un provocatore di professione, non solo perché esercita originalissime forme di scrittura ma anche perché propone una lettura della realtà molto particolare, rovesciata rispetto al modo di pensare comune. Esordisce come poeta nel 1905 con il libretto di versi "I cavalli bianchi". Nel 1909, dopo la pubblicazione della terza raccolta di versi, "Poemi", che gli procurò fra l'altro l'amicizia di Marinetti, aderì al Futurismo (di cui Marinetti era appunto il deus-ex-machina) e, nel 1913, iniziò le sue collaborazioni a “Lacerba”, la storica rivista di quella corrente letteraria.

Dei futuristi ammira la lotta contro le convenzioni, contro il passato recente intriso di fumoserie, gli atteggiamenti di palese provocazione tipici del gruppo, le forme espressive che prevedono la “distruzione” della sintassi, dei tempi e dei verbi (per non parlare della punteggiatura) e propongono ”le parole in libertà”.

Quello con i Futuristi è un sodalizio che viene così descritto e commentato dal poeta: “E senza conoscerci, senza sapere l'uno dell'altro, tutti quelli che da alcuni anni in Italia praticavano il verso libero, nel 1909 si trovarono raccolti intorno a quella bandiera; per modo che è col tanto deprecato, vilipeso e osteggiato verso libero, che agli albori del secolo si inizia la lirica del 900”.

Dalle Edizioni Futuriste di “Poesia” esce nel 1911 uno dei capolavori di Palazzeschi, "Il Codice di Perelà", sottotitolato Romanzo futurista e dedicato “al pubblico! quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure, noi lo ricopriremo di deliziose opere d'arte”.
Considerato da numerosi critici uno dei capolavori della narrativa italiana del Novecento, precursore della forma “antiromanzo”, il libro è stato letto come una “favola” che intreccia elementi allusivi a significati allegorici. Perelà è un simbolo, una grande metafora dello svuotamento di senso, della disintegrazione del reale.

Dopo un così clamoroso idillio, ruppe però con il Futurismo nel 1914, quando la sua personalità indipendente e la sua posizione pacifista entrarono in rotta di collisione con la campagna per l'intervento in guerra dei Futuristi, evento che lo porta anche a riavvicinarsi a forme più tradizionali di scrittura di cui ne è esempio il romanzo “Le sorelle Materassi” (altro capolavoro assoluto).

Dopo l'esperienza della prima guerra mondiale, durante la quale riuscì ad evitare di essere mandato al fronte (ma prestò servizio come soldato del genio), mantenne un atteggiamento distanziato ed attendista di fronte al regime fascista e alla sua ideologia di “ritorno all'ordine”. Condusse da quel momento in poi vita molto appartata, intensificando la sua produzione narrativa e collaborando, dal 1926 in poi, al “Corriere della sera”.

Negli anni sessanta si sviluppa comunque il terzo periodo dell’attività letteraria del nostro autore che lo vede nuovamente interessato alle sperimentazioni giovanili.

La contestazione giovanile lo coglie ormai anziano e, considerato da più parti una sorta di "classico" rimasto in vita, prende con poca serietà e con ironico distacco gli allori che i poeti della neoavanguardia innalzano di fronte al suo nome, riconoscendolo come precursore . Fra le sue ultime opere miracolosamente uscite dalla sua penna all'alba degli ottant'anni troviamo "Il buffo integrale" (1966) in cui lo stesso Italo Calvino riconobbe un modello per la propria scrittura, la favola surreale "Stefanino" (1969), il "Doge" (1967) e il romanzo "Storia di un’amicizia" (1971). Muore il 17 agosto 1974, all’Ospedale Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina.

In sintesi, la sua opera è stata definita, da alcuni dei maggiori critici del Novecento come una “Favola surreale e allegorica”. Palazzeschi, insomma, è stato un protagonista delle avanguardie del primo Novecento, un narratore e poeta d'eccezionale originalità, dalla multiforme attività letteraria, di alto livello anche in rapporto con gli sviluppi della cultura europea di quel periodo.

(PRESO DAL WEB biografieonline.it/home.htm )

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Habel Nasshab di Palazzeschi


Habel Nasshab, sei bello tu,
con quegli enormi calzoncioni blu!

È il fido, il solo.
Il fido custode, il solo compagno;
il solo che trova dischiusa ogni porta
davanti al suo passo
qua dentro.
Mi segue e non sento il suo passo,
siccome un pensiero cammina,
un dolce pensiero che guarda
con occhio di calma e di gioia.
Io dormo, egli veglia.
Ai piedi del letto egli veglia:
di rado egli dorme, brev'ora.
Mi guarda sereno, mi segue, mi serve.
Non cenno,
non sillaba ad Habel bisogna,
non parla,
cogli occhi soltanto mi parla,
cogli occhi gli parlo.
Io prego,
io son genuflesso a piè del mio altare:
mi guarda commosso.
Talora mi volgo:
gli scopro negli occhi bagliori lucenti.
Talora grandissime lacrime
si avanzan dagli occhi di Habel,
s'ingrossan,
si fanno convesse siccome una lente,
mi fanno d'un tratto vedere
intero
l'immenso mistero d'oriente.
Oh! Gli occhi di Habel.
I palpiti verdi smaglianti dell'acque,
l'azzurro del cielo,
del mare profondo,
e l'arido biondo di sabbie
che dan lo sconforto,
che dicon di sguardi perduti
davanti al mistero d'ignoto infinito.

Ei pure talora s'indugia a pregare,
pregare il suo Dio,
(non ho anch'io il mio?)
Talora... Talora...
non so... ma la pace si parte dal cuore,
non so che mi prende,
non so che mi sento...
bruciare negli occhi imperiosi le lacrime...
un nodo alla gola mi serra...
la pena il cuore m'invade e mi preme,
smarrisco la luce che guida e che tiene...
e grida d'angoscia prorompon dal petto,
e grido, e grido:
"Vogl'ire!
Vogl'ire lontano!
La vo' far finita l'orribile vita.
Aprire la sudicia porta e fuggire.
Vogl'ire nel mondo, nel mezzo alla vita,
vogl'essere uomo,
amante vogl'esser, guerriero,
vogl'ire lontano a gioire,
vogl'ire lontano a morire".
Mi guarda, mi guarda,
s'avanzan dagli occhi del fido
le lacrime grandi,
s'ingrossan,
si fanno convesse siccome una lente,
mi fanno d'un tratto vedere
intero
l'immenso mistero d'Oriente.
"No Habel, non pianger,
ritorna la calma, sta' certo,
lo sai...
rimango rimango."
E tornan le braccia
sul corpo cadenti,
ritorna lo sguardo al suo sonno:
le lacrime vedo
negli occhi di Habel rientrare... rientrare.
"Rimango rimango, sta' certo,
lo sai..."
La pena di Habel
la pace rimena al mio spirito intera.

Habel Nasshab, sei bello tu,
con quegli enormi calzoncioni blu!


Aldo Palazzeschi - Poesie


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La passeggiata


A. PALAZZESCHI, La passeggiata (da Poesie)

- Andiamo?
- Andiamo pure.
All'arte del ricamo,
fabbrica passamanerie,

ordinazioni, forniture.
Sorelle Purtarè.
Alla città di Parigi.
Modes, nouveautè.
Benedetto Paradiso
successore di Michele Salvato,
gabinetto fondato nell'anno 1843.
avviso importante alle signore !
La beltà del viso,
seno d'avorio,
pelle di velluto.
Grandi tumulti a Montecitorio.
Il presidente pronunciò fiere parole.
tumulto a sinistra, tumulto a destra.
Il gran Sultano di Turchia ti aspetta.
La pasticca di Re Sole.
Si getta dalla finestra per amore.
Insuperabile sapone alla violetta.
Orologeria di precisione.
93
Lotteria del milione.
Antica trattoria "La pace",
con giardino,
fiaschetteria,
mescita di vino.
Loffredo e Rondinella
primaria casa di stoffe,
panni, lane e flanella.
Oggetti d'arte,
quadri, antichità,
26
26 A.
Corso Napoleone Bonaparte.
Cartoleria del progresso.
Si cercano abili lavoranti sarte.
Anemia !
Fallimento!
Grande liquidazione!
Ribassi del 90 %
Libero ingresso.
Hotel Risorgimento
e d'Ungheria.
Lastrucci e Garfagnoni,
impianti moderni di riscaldamento:
caloriferi, termosifoni.
Via Fratelli Bandiera
già via del Crocefisso.
Saldo
fine stagione,
prezzo fisso.
Occasione, occasione!
Diodato Postiglione
scatole per tutti gli usi di cartone.
Inaudita crudeltà!
Cioccolato Talmone.
Il più ricercato biscotto.
Duretto e Tenerini
via della Carità.
2.17.40.25.88.
Cinematografo Splendor.
(....................)
- Torniamo indietro?
- Torniamo pure.

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Bibliografia : Aldo Palazzeschi
Bibliografia : Aldo Palazzeschi
I cavalli bianchi (1905)
Lanterna (1907)
Poemi (1909)
L'incendiario (1910)
Il codice di Perelà (1911)
Il controdolore (1914)
Due imperi... mancati (1920)
L'interrogatorio della contessa Maria (1925?)
La piramide (1926)
Stampe dell'Ottocento (1932)
Sorelle Materassi (1934)
Il palio dei buffi (1936)
Allegoria di novembre (1943)
Difetti 1905 (1947)
I fratelli Cuccoli (1948)
Bestie del '900 (1951)
Roma (1953)
Scherzi di gioventù (1956)
Il buffo integrale (1966)
Il doge (1967)
Cuor mio (1968)
Stefanino (1969)
Storia di un'amicizia (1971)
Via delle cento stelle (1972)

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E LASCIATEMI DIVERTIRE
E LASCIATEMI DIVERTIRE
(canzonetta)

A. PALAZZESCHI, 1910

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie

Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!

Ma se d'un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.

Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire...
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!

Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc...Huiusc...
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.

Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.

Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.

Certo è un azzardo un po' forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.

Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine io ò pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
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