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Caffè dei Poeti

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IL PATTO

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2004 13:49
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09/11/2004 13:49
 
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La fiamma che scaturì dall’accendino iniziò a lambire la sigaretta.
La donna concentrata nel gesto aspirò e sentì il leggero crepitare del tabacco e della cartina che si accendono.
Spegnendo l’accendino soffiò il fumo dalle narici, forse involgarendo l’eleganza dei suoi fini tratti.
Le sue dita dalle unghia smaltate scostarono una ciocca di capelli ramati che gli ricadeva sugli occhi, rivelandoli verdi.
Il suo sguardo vagò sugli avventori del raffinato bar in cui sedeva, apparentemente con fare disinteressato, in realtà alla ricerca di un uomo che era già in ritardo di due minuti. Anche se in realtà era inutile cercarlo con lo sguardo, dato che non l’aveva mai visto prima e neppure aveva una sua descrizione. Si aggiustò il completo grigio per mascherare la sua impazienza, poi si voltò quando udì il rumore della porta del locale.
No, certamente non poteva essere lui. Solo un idiota avrebbe potuto entrare in un posto così chic indossando quei bermuda sgargianti ed una T-shirt rossa con la vistosa scritta verde “I love myself”. La donna inorridì quando notò le infradito di plastica viola che il nuovo arrivato aveva ai piedi, e pregò che davvero non fosse lui, ma a quanto pare si sbagliava, dato che invece il grassottello le si avvicinò e con un largo sorriso giocondo si sedette al suo stesso tavolo.
“Mary? Sono Bruce!” esclamò porgendole una mano sudaticcia.
Lei inarcò un sopracciglio e non ricambiò il saluto, anzi volse lo sguardo altrove, imbarazzata dai modi sciatti del suo interlocutore, cosa che lui parve ignorare.
“Dunque” riprese Bruce tirando fuori una valigetta che prima sembrava non avere ed aprendola sul tavolo “veniamo subito al punto che poi devo vedere una persona, sai, una di quelle che ti ribaltano come un calzino…” le fece l’occhiolino con aria complice e non si rese conto dell’espressione disgustata che Mary assunse. O fece finta di non accorgersene.
“Allora pupa, cosa stai cercando? Cosa vuoi? Sono il tuo genio della lampada, dimmi, qual è il tuo desiderio?” nel frattempo da dietro l’orecchio sfilò una penna da pochi centesimi e dalla borsa estrasse un block-notes.
Mary attese diversi secondi prima di rispondere perché si era resa conto che nessuno sembrava aver fatto caso al bizzarro compagno di tavolo. Sperò che non lo guardassero solo per discrezione; avrebbe apprezzato il gesto. Poi si volse verso di lui e finalmente aprì bocca.
“Voglio quello che da anni mi sono impegnata per ottenere e che alla fine mi è stato negato”
“Così sei troppo generica… non posso scrivere questo sul modulo d’ordine!” e si mise in bocca una cicca iniziando a masticarla a bocca aperta.
“Voglio il posto di direttrice e molti più soldi, perché devo raddoppiare la metratura della mia villa”
“Non c’è problema… tra un attimo le dico il prezzo… dunque….” E dalla valigetta tirò fuori un computer. Ma non uno di quelli portatili, proprio uno di quelli da scrivania, che non ci sarebbe mai stato nella borsa. Con aria indifferente lo collegò ad una presa e lo accese. Mary lo guardò sorpresa ed in quel momento si avvicinò un cameriere.
“La signora desidera qualcosa?” Lei ordinò un Martini Cocktail spegnendo la sigaretta oramai alla fine e si chiese come mai il cameriere si allontanò senza chiedere a Bruce l’ordinazione. Intanto lui stava digitando veloce sulla tastiera.
“46 ANIME!” esclamò alla fine.
Lei lo fissò per qualche secondo interdetta, poi trovò il fiato per ribattere “Come scusi?”
“Si, sono 46, ho inserito correttamente i dati!”
“Ma avrei dovuto dare la MIA anima, non anche altre 45!”
“Altre 46, vorrà dire. La sua non la vogliamo. Ci fa abbastanza schifo.” Rispose sempre con un sardonico sorriso dipinto sul volto rubicondo
“Come sarebbe a dire?” chiese con voce tremante mentre iniziava a perdere la calma.
“Dunque, mi spiego….! In genere vogliamo l’anima del richiedente perché questa è satura di emozioni per ovvi motivi. Ma tu non sei altro che un guscio vuoto, la tua anima è totalmente insipida perché sei fredda e nulla ti tocca se non la tua sporca ambizione, ma questa non è un’emozione! Che diavolo ce ne facciamo di una come te? Allora avresti potuto offrire due anime di conoscenti, ma ovviamente frequenti persone simili a te, quasi totalmente prive di sentimenti. Quindi, per raggiungere il quantitativo necessario di emozioni servono….” Ricontrollò il dato sul monitor mentre il cameriere serviva la donna porgendole anche diversi stuzzichini che lei ignorò “46 anime, si, 46!”
“E come posso offrirvi le anime di altre persone?”
“Basta ucciderle!” disse facendo un gesto con le mani come se uccidere fosse la cosa più normale del mondo
“Non posso fare una strage!” l’espressione di lei era quasi terrorizzata.
Lui tese una mano verso di lei come a voler afferrare qualcosa e a Mary mancò il fiato, protese all’infuori il petto perché le parve che si stesse lacerando e tentò di gridare, ma non riuscì. Una sfera di luce le uscì di tra i seni e finì nelle mani di Bruce. L’orrenda sensazione ebbe termine,
“Ho preso la tua paura come spese per l’uscita…! Dicevamo… se non sei disposta a questo probabilmente l’ambizione (ovvero l’unica cosa che hai) non è sufficientemente forte, quindi…” Chiuse la borsa e lei si accorse sono in quel momento che il computer, la penna ed i fogli erano spariti dal tavolo, forse riposti nella valigetta stessa “Ci faccia sapere quando ha deciso qualcosa.” Senza degnarla più di uno sguardo uscì dal locale sbattendo la porta.
Sembrava che nessuno si fosse accorto di niente.


La fiamma che scaturì dall’accendino iniziò a lambire la sigaretta.
Mary, concentrata nel gesto, aspirò e sentì il leggero crepitare del tabacco e della cartina che si accendono.
Spegnendo l’accendino soffiò il fumo dalle narici, forse involgarendo l’eleganza dei suoi fini tratti.
Le sue dita dalle unghia smaltate scostarono una ciocca di capelli ramati che gli ricadeva sugli occhi, rivelandoli verdi.
Il suo sguardo vagò sugli avventori del raffinato bar in cui sedeva, apparentemente con fare disinteressato, in realtà alla ricerca di un uomo che era già in ritardo di due minuti. Si aggiustò il completo grigio per mascherare la sua impazienza, poi si voltò quando udì il rumore della porta del locale.
Faticò a riconoscerlo… sembrava dimagrito e certamente stavolta era vestito in maniera più che decente.
Indossava un prezioso abito alla coreana con camicia di seta ed una spilla di platino sostituiva il bottone del collo.
Le si sedette di fronte con aria seria.
“La situazione è tragica. La sua proposta inaccettabile. Abbiamo cercato di darle un senso, ma la sua esistenza è totalmente inutile. Abbiamo pensato di eliminarla, ma la sua anima a noi non serve e persino dall’altra parte le negano l’accesso. Abbiamo pensato quindi che sia bene che se la tenga lei.”
Mary sembrò rassicurata dalle parole di Bruce. Almeno si teneva l’anima, il che significava restare in vita.
“Si, lei si terrà la sua anima. Per sempre.”
“Per sempre? Quindi…”
“Ha capito bene. Lei non morirà mai. Ma non sorrida in quel modo. Non è una cosa bella. Ho detto che vivrà per sempre, non che non invecchierà. Tra pochissimi decenni sarà solo un’inutile vecchietta e con l’andare degli anni, dei decenni… dei secoli… ogni sua percezione si deteriorerà, come conseguenza della vecchiaia. Se già questo succede normalmente, lei pensi come può essere protraendo questo processo all’infinito. Avrà la coscienza d’esistere, ma non capirà chi cosa e perché di ciò che sarà intorno a lei. Una pianta con una parvenza di pensiero, ecco cosa sarà per l’eternità.”
Mary aveva gli occhi lucidi mentre sussurrava “Allora è vero che a trattare col Diavolo ci si perde sempre…”
La risposta di Bruce sembrò ucciderla, ma lei oramai non poteva morire.
“Chi ha parlato del Diavolo, signorina? Io vengo da luoghi molto più alti. Sono un angelo e le abbiamo dato una possibilità di redenzione. Lei non l’ha colta. Se avesse ucciso sarebbe andata all’inferno, dopo la morte. Se si fosse ripresa dal suo modo errato di vivere sarebbe andata in paradiso. Ma nessuno gradisce la sua presenza nell’aldilà, ne da una parte ne dall’altra. Addio”
Senza degnarla più di uno sguardo uscì dal locale sbattendo la porta.
Sembrava che nessuno si fosse accorto di niente.
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Non si possono eliminare le radici. Si possono nascondere, forse si può far finta che non abbiano importanza, ma davvero non si possono eliminare.

Sono io il Gran Pastore
nel volo della falena
di cui senti con orrore
i graffi sulla schiena.

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