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Caffè dei Poeti

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ANIMA RIBELLE

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2004 13:51
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09/11/2004 13:51
 
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Mi stava fissando. Gli voltavo le spalle eppure ne sentivo lo sguardo ferirmi.
Avrei fatto fatica a voltarmi per guardarlo perch lautobus era troppo affollato, ma decisi lo stesso di farlo, tra i brontolii della gente che necessariamente spintonai.
Nessuno.
Nessuno che stesse rivolgendo lo sguardo verso di me.
Sar perch con tutto il tempo che ci avevo messo per girarmi aveva potuto distogliere lattenzione da me con comodit, pensai al momento, eppure continuavo a sentirmi sorvegliato.
Con la coda dellocchio notai una figura stranamente immobile, e lentamente, quasi intimorito (per quanto apparentemente senza motivo) mi volsi a guardarla. Nuovamente le persone accanto a me si lamentarono, ma almeno io mi tranquillizzai vedendo che ci che aveva attirato la mia attenzione non era altro che il mio vago riflesso nel finestrino bagnato dalla pioggia. Sorrisi rilassandomi. Ma subito mi irrigidii nuovamente. Il mio riflesso non aveva sorriso.
Anzi, sembrava guardarmi serio. Mi mancava il fiato ed inizia ad iperventilare seguendo il ritmo del mio cuore in tachicardia. Un signore col soprabito zuppo al mio fianco mi prese per il braccio chiedendomi se andava tutto bene.
No, diavolo, ovvio che non vada tutto bene. Ma non ebbi voce per dirglielo.
Le voci mi arrivavano ovattate, voci che intimavano allautista di fermarsi.
Venni trascinato a braccia gi dallautobus, come un peso morto, ma ci che mi terrorizz fu il notare che il mio riflesso rimase li, sullautobus, e mi osservava quasi incuriosito mentre mi facevano scendere.
Una volta gi piansi come un bimbo. Non riuscivo a capire. Alcuni che mi avevano aiutato iniziarono a chiamare lambulanza, altri dissero che sarei dovuto entrare in un bar, una persona anziana mormor qualcosa sulle droghe e sulle crisi dastinenza, ma io riuscivo solo a pensare ai miei occhi riflessi che mi fissavano.
Pregai di svegliarmi da quellincubo e iniziai a pensare se la sera prima non avevo mangiato troppo pesante. Il primo pensiero razionale, o quasi, da quando avevo visto la mia immagine sul vetro.
Caddi allindietro, non svenuto dato che ero vagamente cosciente di quanto accadeva intorno, ma semplice spettatore di me stesso. Una ragazza tir fuori dalla borsetta un portacipria con specchietto e me lo mise davanti alle labbra e naso, probabilmente per vedere se respiravo ancora. Non mi curai se il vetro si appannava al mio respiro o no, ma osservai terrorizzato lo specchio che rifletteva lasfalto sotto di me, e non me!
Rovesciai gli occhi allindietro e persi conoscenza.

Bip bip bip bip bip biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip
Clinicamente morto.

Questi suoni furono gli unici che udii quando ripresi conoscenza, i miei occhi ancora chiusi.
Ero certo che stessero parlando di qualcun altro, io ero vivo. PENSAVO!
Avvertii il classico odore di ospedale e il tenue dolore di un ago infilato nel braccio. Una flebo, probabilmente.
Tentai di aprire gli occhi ma non vi riuscii. Forse non ero ancora abbastanza in forze.
Una mano mi si pos sulla fronte, poi quella stessa mano scese fino al mio avambraccio togliendomi lago. Lo sentii scorrere nella vena, un grosso tubicino, ma non mi preoccupai. Mi preoccupai piuttosto quando sentii il medico (troppo vicino a me perch parlasse di qualcun altro) dire Che riposi in pace. Ora mi toccher dirlo ai parenti qui fuori, ma prima meglio che avvisi il parroco dellospedale
I minuti che seguirono li passai nella confusione pi assoluta, continuavo a dirmi NON SONO MORTO NON SONO MORTO NON SONO MORTO NON SONO MORTO NON SONO MORTO ma forse pi che per convincere me, lo facevo per tentare di farmi udire dagli altri. Volevo gridarlo. Ma quando presi aria per strillarlo mi resi conto che non potevo. Non stavo neppure respirando.
Segu un triste silenzio. Silenzio assoluto. Neppure il battito del mio cuore. Un silenzio mortuario. Troppo per me.
Ma questo silenzio venne infranto dal rumore di una porta che sbatteva e dal pianto a dirotto di mia madre, che scuoteva il mio corpo inanimato scongiurando dio che non fosse cos ed avrei voluto farlo anchio.
Il prete che in latino assicurava la mia anima al Signore.
I passi dei parenti e dei pochi amici che silenti venivano a vedermi, a mala pena mormorando qualche parola a mia madre. Condoglianze una delle pi usate. Ma anche Dio lha voluto con se NO!!! Io sono qui, vi sento, non sono con Dio e neppure allinferno SONO QUI! Ma perch non mi sentite?
Volevo piangere, battere i piedi, urlare, alzarmi ma non potevo.
Venni portato via su una barella. Sentivo il rumore delle rotelle sul pavimento in gomma dei corridoi, le porte metalliche dellascensore chiudersi, i miei vestiti essermi tagliati da dosso e poi. La lama di un bisturi che tracciava un taglio ad Y sulla mia cassa toracica.
Mani frugarono tra le mie viscere, recidendo gli organi ed estraendoli per esaminarli.
Era quasi buffo non sentivo dolore e la sensazione di vomito che provavo non aveva sfogo.
Udii la causa della mia morte: infarto. Strano, per un ragazzo di 31 anni, no? Eppure!

Ecco, il mio vestito bello, quello della domenica, mi veniva messo addosso. Ero stato ricucito e truccato, lavato e pettinato, come se dovessi andare a messa. Ed il giorno dopo ci andai, nella bara. Alla mia messa funebre.
Oramai prendevo la cosa con un certo distacco, e probabilmente avrei canticchiato anchio il Requiem se solo ci fossi riuscito.
Sar sincero ci che mi turb fu sentire lo scossone dato dalla bara che veniva calata nella fossa e il rumore delle palate di terra che la coprirono.
Piano piano i rumori si fecero pi lievi, fino quasi a svanire.
Qualche pianto in lontananza, ma a quel punto non sapevo pi distinguere di chi fosse.
Speravo solo che questa mia strana forma di coscienza avesse termine prima della decomposizione. Avevo gi assistito alla mia autopsia, non sarebbe stato carino sentire la mia carne diventare putrida per poi marcire e trasformarsi con gli anni in polvere. Per non parlare di quanto tempo ci avrebbero messo le mie ossa
Ero immerso in questi pensieri quando qualcuno entr nella mia bara. Senza aprirla, ma attraversandola senza romperla.
Avevo gli occhi chiusi, ma lo vidi ugualmente. Era il mio riflesso, ancora vestito come sullautobus. La mia anima.
Scusami mi disse ma non potevo pi stare con te
Inaspettatamente riuscii a rispondergli, ma probabilmente lo feci senza aprire bocca. A quel punto che importanza poteva pi avere? Perch mai? Perch te ne sei andato?
La mia anima fece un sorriso triste, poi parl nuovamente Io sono buono, ma nel tuo corpo ero costretto a.
A cosa?
Lo sai meglio di me, cosa mi facevi fare! sembrava amareggiata, la mia anima.
Cosa? Insistei.
Parliamo dei transessuali che incontravi a pagamento? mi apostrof con le sopracciglia corrucciate ed un tono quasi adirato Se era un tuo segreto non lo era per me cos come quelle povere bambine. A quanto pare il trucco delle caramelle vecchio ma sempre valido, no? Cos come il giardino di casa diventa uneccellente fossa comune. Tra laltro la polizia era sulle tue tracce, ed io non volevo finire in galera con te.
Tentai di obbiettare ma venni zittito da un gesto imperioso
Certo a te magari sarebbe piaciuto finire in galera, dato che ti avrebbero trattato come la loro bambola gonfiabile, ma ti avrebbero anche picchiato duramente. Forse abbandonandoti provocando cos la tua morte ti ho fatto un favore e no, non perderai mai coscienza di ci che accadr al tuo corpo. Io forse andr allinferno, ma in genere solo lanima a soffrire, non il corpo. Voi ve la cavate con poco. Morite e basta. Ma ti andata male. E svan.

il corpo condannato non lo seppe mai per non avere consolazioni di alcuna sorta, ma la sua anima prima di sottoporsi al divin giudizio si reco in paradiso a scusarsi con le anime delle bambine seviziate ed uccise dal suo corpo. Questo gesto e la punizione che aveva inflitto al suo padrone gli permisero di ottenere un giudizio favorevole e cos dopo qualche anno di purgatorio venne accolta in paradiso.
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Non si possono eliminare le radici. Si possono nascondere, forse si può far finta che non abbiano importanza, ma davvero non si possono eliminare.

Sono io il Gran Pastore
nel volo della falena
di cui senti con orrore
i graffi sulla schiena.

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