Rebby.
00giovedì 9 ottobre 2008 20:27
E pur mi giova il noverar l’etate del mio dolore.
Si stampa in me il geroglifico verso
di un canto cardato dopo anni d’assenza
che cerca nel sanguineo corpo d’arte …
e parte.
La stazione segna rosso
ed il macchinista e’ fermo
cupo e soffice guardando
vuoti posti dei vagoni.
al_qantar
00martedì 14 ottobre 2008 19:48
Mi piace questo rivisitare i banchi di scuola, quando studiavamo il gran poeta in quei versi che ci sono rimasti incisi nela memoria.
E mi piace il modo come riprendi dopo anni di assenza a partire dal geroglifico versocosi stabile nella tua mente.
Quindi pronta a partire appena i posti saranno occupati!!
Abbraccio
Al
Rebby.
00martedì 14 ottobre 2008 20:17
Grazie, adorabile geroglifico.
Rebbuccia-miau.
(ULIX)
00mercoledì 15 ottobre 2008 00:25
Re:
Rebby., 09/10/2008 20.27:
E pur mi giova il noverar l’etate del mio dolore.
Si stampa in me il geroglifico verso
di un canto cardato dopo anni d’assenza
che cerca nel sanguineo corpo d’arte …
e parte.
La stazione segna rosso
ed il macchinista e’ fermo
cupo e soffice guardando
vuoti posti dei vagoni.
Perché ti giova ricordare il dolore? forse perché il superarlo ti ha fatto crescere? maturare? ti ha dato forza e determinazione?
e quel canto sciolto che parte dopo anni di silenzio... sarà un canto liberatorio o un lamento?
Nessuno siede nei vagoni ora vuoti ma, scatterà il verde a prescindere dal riempirli in partenza ed il macchinista dovrà partire per poter magari far salire qualcuno alle fermate successive ed allora il viaggio prenderà vita.
Luca≈Ulix
Rebby.
00mercoledì 15 ottobre 2008 23:45
Mi e' rimasto impresso questo personaggio della storia della poesia mondiale.
Questo suo carattere introverso che lo portava ad essere chino su se stesso e sui libri per la maggior parte della giornata.
" Alla luna ": c'e' un sottile trarre godimento pensando al proprio soffrire, al ricordo di esso.
Al sentirsi comunque vivi e capaci di qualcosa anche se, quel qualcosa, e' dolore.
E' doveroso trarre una spinta ed un rilancio dalle sofferenze che ci falciano la vita
e chi saggio non lo diventa, ha una spaventevole pochezza interiore oltre che un'ostilita' verso l'esterno che non la portera' da nessuna parte.
Un bacione, Luca, a te e al tuo vispo cervellino.
Miau!
Reb