al_qantar
00sabato 25 ottobre 2008 23:37
Ci pensi mai
al chiaro improvviso
delle calderroste
quando il molo di levante
ci inebriava di salsedine
e le risa ovattate dalla spuma
si dissolvevano in quell’ottobre
di inedite voglie?
Autunni di rame tagliati
nelle rette discontinue
del maestrale
nel vocio delle calle
o nei gradini esposti
a mezzogiorno
e forcine a mezzaria
Restiamoci immersi
in quell’ottobre
rossomosto
Rebby.
00domenica 2 novembre 2008 11:47
I colori,
i sapori di una stagione, per molti, spenta.
Per i poetastri malinconici come me e' la piu' viva dell'anno e finalmente ricomincio a viverne le sfumature ed i profumi.
Di caldarroste,
d'umido di funghi e muschi,
anche i rumori delle foglie fatte martiri alle nostre suole.
Questo mi porti con questi versi, carissimo Al, pieni di metafore e similitudini che adoro.
Bacione
Rebbuccia