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ariadipoesia
00sabato 27 settembre 2008 09:45




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2008-09-26 19:16
MUCCA PAZZA: PRIMO BOVINO MALATO IN ITALIA DOPO 2 ANNI
ROMA - Un caso di 'mucca pazza' in Italia, il primo del 2008, quasi due anni dall'ultimo, è stato identificato dal Centro di Referenza nazionale della Bse dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino. Solo dall'inizio di questo anno sono stati effettuati 480 mila test, unico strumento per identificare gli animali malati.

Si tratta di un bovino di razza frisona, di 13 anni proviene da una azienda lattifera di medie dimensioni della regione Lombardia. Il nuovo caso di Bse dalle prime rilevazioni risulta essere del tipo classico, il genere più diffuso, originato dall'utilizzo di mangimi contaminati da farine di carne ed ossa. Il numero complessivo di casi riscontrati dal sistema di sorveglianza italiano ad oggi, ha ricordato l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino, è stato pari a 142. I casi sono stati rilevati "grazie all'imponente macchina di sorveglianza della malattia attuata in Italia e coordinata dal Centro di Torino, dal gennaio 2001 sulla base di quello che è ad oggi il maggior sistema di monitoraggio di una zoonosi che l'Europa abbia mai attuato".

Quest'anno sono stati effettuati 480.000 test in tutta Italia che si aggiungono ai 4.765.000 eseguiti dal 2001 al 2007. "Attraverso decine di Ispezioni Comunitarie, migliaia di dati analizzati ed elaborati, milioni di test eseguiti sui bovini, migliaia di controlli sui mangimi, migliaia di pagine di documentazione dell'attività svolta - ha detto Maria Caramelli, responsabile del Centro - siamo stati promossi a pieni voti: abbiamo in mano una certificazione ufficiale dal quale risulta che l'Italia ha sotto controllo l'andamento della malattia e tale risultato dà al nostro Paese la possibilità di avere scambi commerciali con tutti gli altri Stati Membri di pari rischio sanitario". In Italia viene eseguito un test rapido di screening (Western blot) su ogni bovino macellato regolarmente di oltre i 30 mesi di età (24 mesi dal 12 settembre 2001) e su ogni animale di almeno 24 mesi delle categorie definite 'a rischio', ovvero gli animali inviati per macellazioni d'urgenza o con sintomi sospetti all'esame ante-mortem, e sugli animali morti in stalla.

Inoltre, ad ulteriore garanzia del consumatore, su tutti gli animali macellati al di sopra dei 12 mesi di vita, vengono asportati e distrutti i tessuti ad alto rischio (fra cui: sistema nervoso centrale, milza, tonsille, spina dorsale), quelli cioé in cui si annida il prione patologico. "Bisogna evitare allarmismi inutili e dannosi", ha affermato subito la Confederazione italiana agricoltura (Cia) che ricorda come i controlli siano ferrei e funzionano. Anche la Coldiretti parla di un caso perfettamente in media con il trend di drastica riduzione del fenomeno della Bse.

Tra le misure adottate Coldiretti ricorda: il monitoraggio di tutti gli animali macellati sopra i 30 mesi, il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione, ma soprattutto l'introduzione a partire dall'1 gennaio 2002 di un sistema obbligatorio di etichettatura, una vera e propria carta d'identità del bestiame. Si teme che la paura possa ancora incidere sui consumi di carne bovina, cui acquisti familiari nel 2007 hanno già fatto registrare un calo del 3,1% rispetto al 2006, quando secondo i dati Ismea Ac Nielsen erano risultati oltre le 405.000 tonnellate (in media 3 chili per famiglia) per un importo di 3,5 miliardi di euro.
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