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Note: le fonti sono la cultura popolare sannita tramandata nei racconti intorno al cammino nelle sere che precedono le feste di Natale. I riferimenti storici della morte del Duca Zottone sono riportati dagli atti dei convgni del professor Mario Rotili museo del sannio, Benevento.

Correva l'anno 591, nella verde vallata tra i fiumi Sabato e Calore decine e decine di fiaccole si muovevano da molte direzioni, concentrandosi a centinaia in un unico punto. Un noce, un umile semplice noce che da secoli sorvegliava indisturbato il paesaggio sannita.

Quel posto che era sempre stato solitario , improvvisamente era animato da luci e voci estranee.

Posto su un improvvisato catafalco, il corpo del Duca Zottone , vestito della sua più bella scintillante armatura , con le armi ben sistemate, era in attesa di poter avere la sua degna sepoltura, insieme ai suoi cani e al suo cavallo che gli giacevano accanto.

Quelle luci che si moltiplicavano in processione erano guerrieri rudi, nobili e plebei ; vocianti longobardi, che venivano a dare l'ultimo saluto al loro duce .

Il rito cominciava, in quella notte di luna piena si aprirono danze propiziatorie per l'ingresso al Wotan, dove il capo dei guerrieri avrebbe continuato a vivere e guerreggiare.
Dopo quei riti , necessari,avrebbe raggiunto un posto magnifico dove poteva finalmente godere della compagnia delle walkirie prosperose e di magnifiche battaglie di caccia al cinghiale.

Sacerdotesse, adorne di monili e bracciali serpeggianti, si danno da fare per dare consigli e responsi sorrette dal loro spirito profetico, mentre i cuochi di campo infilzano maiali e cinghiali sugli spiedi per arrostirli.
Nel gran vociare si spillano botti di vino portati lì dai servi latini fin dalla mattina.

I fuochi accesi, le fiaccole, i raggi di quella luna piena splendente nel cielo terso, si specchiano sulle armature lamellari dei guerrieri e sulle armi lucenti e sugli alti elmi di ferro. Suoni di corno, utile richiamo per chi non ancora giunto, si confondono e fanno un tutt'uno con quella mischia di baldoria che tra un levar di boccale e il divorar pietanze rompe il silenzio consueto di quella bella valle.

Alcuni alticci per il vino amano dar saggi di bravura nel tener la spada a due tagli. Qualcuno più brillo di altri saetta con maestria dardi di frecce contro le pelli di montone appese, per dimostrare che ancora tiene. Le skalks, le schave, subiscono carezze violente dai padroni incitandole a donarsi ad altri per poter saggiare la resistenza al sesso oltre che al vino di quei compagni d'arme che si vantavano d'essere possenti.

Il clima orgiastico, è interrotto solo dalle sacerdotesse che lente, ieratiche , come volando, si avvicinano all'albero sacro , al noce che dà olio per le lucerne, cibo di scorta per l'inverno e legno per gli scudi e per le lance. Quando tutto tace inizia il rito, sgozzano il cavallo del Duca Zottone , con colpi precisi ora anche i suoi cani tutt'intorno si diffondono i laceranti nitriti, sono il segnale... donne e uomini longobardi si lanciano in danze sfrenate, giravolte e scuotamenti di rito e grida euforiche , mentre sull'altare di Walhalla, le sacerdotesse urlano invocando gli dei contorcendosi ed inchinandosi, ebbre di ieratico furore pagano, inondato da litri di bevande alcoliche.

Tutta la notte prosegue la danza, le luci lo schiamazzo di quell'orgia infernale s'è udita tutt'intorno nella valle,la gente, rinchiusa in casa, si segna ,tremante , con la croce per tenrersi lontani dalle possessioni demoniache.

Queste scene si ripetevano nello stesso luogo ogni qualvolta un barbaro importante moriva, per cui la gente si convinse presto che le notturne danzatrici facessero commercio di anime con i demoni e che quei raduni sotto il noce di Benevento erano convegni di streghe e maghi che decidevano chi dovevano dannare.





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