00 10/11/2004 19:05
SATANA: SIMBOLO O PERSONA?


L’interrogativo e lo scetticismo su Satana quale realtà personale hanno i loro antecedenti storici e culturali soprattutto nel contesto filosofico del razionalismo in età illuministica, quando appunto si tende a contestare la personificazione del male.

Nessuno può ovviamente negare l’esistenza del male anche nei suoi tratti più terrificanti, ma la ragione stenta ad accettare un principio personale che stia all’origine del male e vada al di là dell’esperienza sensibile. Infatti Satana non cade sotto il dominio percettivo dei nostri sensi né può essere razionalmente dimostrato: il diavolo quindi come entità personale non può che essere liquidato. A. Graf, nella sua opera del 1889, Il Diavolo, parla così:

Il diavolo è morto, o sta per morire e morendo egli non rientrerà nel regno dei cieli, ma rientrerà e si dissolverà nell’umana fantasia, nella stessa matrice ond’è uscito. La civiltà ha debellato l’inferno e ci ha per sempre redenti dal diavolo.

Una tendenza che troverà una sua recezione anche nell’ambito del pensiero cristiano (soprattutto nella teologia liberale). In particolare F. Schleiermacher sostiene nella sua opera La fede cristiana, del 1821, che "la credenza nel diavolo non deve essere presentata come una condizione della fede in Dio o in Cristo".

Un altro duro colpo inferto alla concezione personale del diavolo verrà indubbiamente dall’area delle scienze psicologiche, in particolare le tesi di Freud e di Jung, che tendono a riportare tutto entro una conflittualità insita nella stessa persona umana. Non ha quindi senso alcuno spiegare il male morale con l’influsso di Satana e non esiste più una realtà oggettiva personale e malefica al di fuori dell’uomo come appare chiaramente da questo brano di Jung:

Un’altra figura, non meno importante e definita, è quella dell’Ombra che si manifesta, o proiettata su persone adeguate o variamente personificata, nei sogni. L’Ombra coincide con l’inconscio "personale" (corrispondente al concetto freudiano di inconscio).

L’Ombra è stata spesso descritta dai poeti.

Ad esempio il rapporto tra Faust e Mefistofele e gli Elisir del diavolo di Hoffman, per citare due descrizioni particolarmente tipiche.

La figura dell’Ombra personifica tutto ciò che il soggetto non riconosce e che pur tuttavia, in maniera diretta o indiretta, instancabilmente lo perseguita: per esempio tratti del carattere poco apprezzabili o altre tendenze incompatibili.

Importante è che l’uomo accetti il suo elemento demonico, la sua "ombra".

Tutto ciò non è privo di influenze sulla teologia contemporanea, se ad esempio un teologo tedesco, J. Werbick, sostiene che molte espressioni vanno "sdemonizzate" poiché gli esseri demoniaci sono semplici metafore di quelle forze mondane che attanagliano l’uomo e lo rendono schiavo.


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