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Jacob Bohme, mistico tedesco del Seicento, adombra l’esistenza di angeli buoni e angeli cattivi in dimensioni parallele e quindi la loro copresenza, di fronte agli uomini, nel mondo.

Egli scrive nel suo Mysterium Magnum:

[...]Dobbiamo perciò comprendere che gli angeli buoni e quelli malvagi abitano gli uni vicino agli altri e nondimeno esiste fra loro una distanza immensa.

Infatti il paradiso è nell’inferno e l’inferno è in paradiso, e ciò nonostante l’uno non è manifesto all’altro; il diavolo, desideroso di entrare in paradiso, per raggiungerlo sarebbe disposto a percorrere milioni di miglia, e tuttavia vorrebbe rimanere all’inferno.

La persistenza, nell’universo, degli angeli delle tenebre, che avrebbero evidentemente potuto essere annichiliti fin dall’inizio e per sempre, va vista come espressione della volontà divina di usare il male come elemento dialettico e di stimolo per realizzare i propri disegni; quindi, in definitiva, per ottenere il bene.

Il senso di questo apparente paradosso può essere inteso se ci spostiamo in Oriente, dove Lao Tze, il più grande filosofo cinese, fondatore della scuola del Tao e autore del Tao Te King (il "Libro della Via e della Verità"), ci parla della sintesi degli opposti che governa l’universo.

Secondo il filosofo si deve tendere all’esperienza dell’unificazione degli opposti, falsamente dicotomizzati dalla ragione ingannatrice, e quindi pervenire al graduale raggiungimento della chiarezza e dell’apertura a un equilibrio creativo.

Le categorie che dominano l’universo sono due e rappresentano proprietà contrarie e immanenti: lo yin e lo yang.

Si tratta di due energie primarie opposte: lo yin simboleggia il femminile, il tenebroso, l’umido, il negativo; lo yang simboleggia il maschile, il luminoso, il secco, il positivo.

Se dal concetto di unità scendiamo al fenomeno della realtà presente, scorgiamo in essa un complesso contraddittorio di aspetti, che apparentemente si accavallano in maniera illogica e aspra.
Se però siamo consapevoli del principio, non faticheremo a riconoscere, in questa pluralità, l’impronta di una sola realtà.

Questo pensiero è stato interpretato sotto un’ottica cristiana da Karl Barth, forse il più grande teologo protestante del nostro secolo.

Il demoniaco è per Barth l’antitesi assoluta, il puro negativo, ciò che è stato escluso e rifiutato da Dio e affidato alla distruzione e che trascina lungo la storia della creazione il suo non-essere.

Il diavolo è quindi l’effetto della volontà negativa o della ripugnanza di Dio verso la incompletezza delle creature, destinato a scomparire quando la creazione raggiungerà la perfezione e il compimento alla fine della storia, con l’avvento del Regno di Dio.

Satana rappresenta dunque la non-perfezione, la non-realtà, è semplicemente la negatività dell’essere, del bene e del vero; è solo il "non ancora" della creazione in cammino verso il "già" dei cieli nuovi e della terra nuova di cui l’Apocalisse ci offre una splendida evocazione.

Barth intende "recuperare" il male nel bene, riassorbendolo nell’amore divino che perdona e si riconcilia con ogni cosa.

In termini logici, giudizio e condanna di Dio sono necessari proprio perché complementari alla Sua grazia e al Suo amore. Poiché Egli è giustizia, non può non condannare il reprobo, ma poi assume su se stesso l’espiazione di tale condanna nella persona di Cristo.

Non esistono dunque due categorie di esseri, i "salvati" e i "dannati": Gesù riassume in sé l’amore e la giustizia di Dio.


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