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Figlia di Eurito, re di Ecàlia, e sorellastra di Iole, Driope subì un giorno violenza da parte di Apollo, ma in seguito venne presa in moglie da Andremone, ed ebbe un figlio di nome Anfisso. Avvenne, poi, che Driope si recasse presso un lago assieme al figlio e alla sorellastra Iole, per offrire ghirlande alle ninfe del luogo: vedendo nelle vicinanze di quel lago una pianta di loto (o giuggiolo) in fiore, Driope decise di coglierne qualcuno per rallegrare il figlioletto Anfisso. Tuttavia, non appena la donna staccò i fiori dal ramo, iniziarono a fuoriuscire delle gocce di sangue, poiché in giuggiolo si era trasformata un tempo la ninfa Lotide (da cui era derivato il nome della pianta), inseguita da Priapo che voleva violentarla. Perciò, Driope, pur non conoscendo la vicenda di Lotide, commise un sacrilegio, e per punizione iniziò lei stessa a trasformarsi in una pianta di loto, finché perse quasi del tutto l’aspetto umano. Col volto non ancora mutato in tronco, pronunciò le ultime parole di saluto verso la sorella, ed il padre col marito che erano accorsi a cercarla, chiedendo loro di staccare dai suoi rami il figlioletto (in braccio alla madre nel momento della metamorfosi), e di affidarlo ad una nutrice, conducendolo di tanto in tanto a giocare nei pressi dell’albero in cui lei era stata mutata, ed insegnandogli a non cogliere fiori dalle piante, giacché in ognuna poteva esserci il corpo di una dea.