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Il Mistero parte 1

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2013 22:14
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15/03/2013 22:14
 
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Racconto
Il tramonto trascinava con sé il peso di parole troppo lontane.
“La nostra storia è un cristallo nella memoria di poche persone e nel corpo di molte.
Così anch’io sto per giungere alla mia fine; ma sono pronto a questo salto nel vuoto. Infatti ho paura, più per voi che per me.
La verità è che io morirò e con me anche la vostra epoca. Come al solito la fine sarà dovuta a un conflitto, che spazierà dalla ragione alla carne
e si macchierà di sangue d’ogni tipo, d’ogni razza e d’ogni luogo. Nessuno sarà risparmiato dalla guerra che incombe.
Sfortunatamente non sono riuscito a farvi il mio ultimo regalo. Questo mio dono al mondo sarebbe stata la speranza nel cuore di pochi
e valorosi eroi, l’arma che li avrebbe protetti nella peggiore delle ipotesi, ma, aimè, già ora la mia anima non è che un soffio evanescente nel destino della prossima generazione.
Solo nel mio cuore rimane ancora una speranza, una speranza che…”
Qui la lettera terminava, il bordo inferiore rovinato da uno strappo vecchio di anni e il prosieguo ancora traballante sugli occhi della lettrice.
Parole sospese sulla stessa speranza di cui parlava quello scritto, parole che come ogni volta la portavano in quell’ambiguo stato emotivo, in cui ansia e coraggio si mescolavano in un sospiro senza parole.
La donna posò il foglio e allungò la mano verso la seconda lettera, questa più curata e precisa nel tratto sicuro della sua calligrafia giovanile.
Ricordava bene di cosa trattasse e poteva vederne il sunto in quelle lunghe nuvole che scorgeva oltre la finestra,
riusciva a distinguere la spensieratezza di quel tempo lontano sgretolatasi sul suo corpo come le coste dell’isola,
oltre le montagne, prima dell’orizzonte, in quel tratto speciale tra passato e futuro sul quale in quel momento sentiva posarsi i suoi occhi.
“Adoro questo venticello fresco! E gli alberi maestosi! Frondosi e gioviali con le loro chiome folte che sembrano salutarmi con un inchino quando passo loro accanto.
Poi il profumo! Quest’aroma che riempie l’aria e ne arricchisce il sapore nel corpo, così dolce che pure il vento ne sarebbe cariato!
Io scherzo, ma questo paesaggio così limpido è la cosa più perfetta che io abbia visto in vita mia. Ci sono colline, boschi, vigneti,
il verde dilaga come un mare e sul mare si staglia ricoprendo tutta la superficie della mia nuova isoletta.
Dico mia e, da qui, sembra davvero che ci sia solo io, ma mi hanno già parlato di alcuni devoti. Non ho ben capito cosa siano,
dicono che stiano tutto il giorno in ginocchio a ringraziare il cielo. Dicono che siano felici della loro vita e che non abbiamo bisogno di nient’altro.
Dicono tante cose e dall’arcipelago qui accanto, il tono di queste parole è più di scherno che di encomio, ma solo ora che sono arrivata capisco.
Capisco che è vero, qui si sta bene! Sembra che la felicità abbia abbracciato l’atmosfera e con questa danzi da creatura a creatura,
carezzandone l’anima con un tocco tanto soave da non distrarne la meraviglia.
Sembra che l’eco di un sorriso possa sfidare lo stesso sole e che si possa ridere con tutti i volatili della volta celeste.
Sembra che l’equilibrio massimo sia stato raggiunto ma la vera cosa sorprendente è rendersi conto che anche tu fai parte di questo disegno!
Vorrei fossi qui…”.
La donna piegò la lettera e, poggiando il mento sul palmo aperto, chiuse gli occhi alla ricerca di un ricordo.
Dopo tanto tempo cercava ancora di ricordare quel senso di libertà.
Aprì il cassetto e ripose le lettere con delicatezza, poi nel richiuderlo si soffermò ad osservarne il pomello.
Incisa con precisione c’era la raffigurazione di un drago, un piccolo drago raggomitolato, come fosse in una grotta.
Ricordava a malapena la prima volta che aveva visto una di quelle magnifiche creature.
Il tempo e la vita avevano frapposto tra quei puri frammenti d’infanzia e il suo presente innumerevoli ostacoli, innumerevoli problemi e domande;
tutte sostenute da una sola ed intensa speranza, ma non voleva tornare a questo pensiero.
Dei draghi poteva ricordarne il volo, sentire quella bestia trascinarti verso l’infinito e d’un tratto accorgersi che era un viaggio in compagnia,
accorgersi di dipendere a un altro essere vivente, un essere vivo!
Tanto più vivo di te da poterne sentire il fuoco interiore senza che dovesse lanciare alcuna fiamma.
Vederti volteggiare aggraziato in quella simbiosi di manovre aeree era uno spettacolo che potevi gustare con gli occhi dell’anima.
Potevi inalare il senso di libertà più puro e raffinato. Potevi essere l’aria, il vento e la bufera; potevi essere la fiamma e la tempesta, la forza e la potenza.
Potevi essere la natura stessa e in quell’essere sublime che eri diventato, restare comunque te stesso.
Così lontano era quel potere che in quel momento, pure le nuvole, si rivelavano solo un ulteriore peso tra le rughe.
La donna tornò in sé, scorgendo un’ombra allungarsi sul pavimento.
- novità Argus? – chiese quest’ultima riferendosi al piccolo ometto entrato nella stanza.
Ossequioso questo rispose – fonti sicure pensano che Kornel punti al potere centrale, la Città è in pericolo. Vuole che…?
- voglio solo che mi porti una tisana e mi fai il piacere di tenermi compagnia con qualche altro aneddoto, ho bisogno di rilassarmi.
Ormai nulla è più nelle mie mani.
- ma in occidente…
- in occidente ci sono problemi che non arrivano fino a qui… - lo incalzò guardandolo fisso negli occhi e poi addolcendo il suo sguardo con un sorriso – aspetto una tisana.
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