Questo è un testo al quale va il mio inchino.
Un testo che è da collocare oltre ogni trans avanguardia futurista.
In pieno sincronismo con la frenetica forza centripeda dell' era della globalizzazione
Un tempo di crisi per tutti gli stili letterari che hanno arancato o fatto peripezie fino al primo quinquennio del terzo millennio.
Rebby. dimostra con il suo testo che la poesia ha il compito primario di esternare l'intimo del pensiero nudo,
che qui si staglia nitido, tra le iperbole della confusione più totale.
Comincia con l'asserzione di Galileo a indicare che si procede, che nonostante tutte le difficoltà, la poesia ancora ha possibilità di esistere.
Seguita poi a tracciare le linee guida del suo personale
manifesto poetico portando in evidenza il modo di intendere la poesia di questo mondo globalizzato e globalizzante che si muove abnubilando le coscienze dei popoli, poiché la gente ha dissennatamente ibernato non solo affosando le ideologie politiche ma anche quelle sociali e filosofiche, lasciando aperta la porta a tutto quello che la poesia non è ... "
La penso ora tra un rigurgito di fumo e l’altro" (fumo uguale evnescenza)
La poesia dunque, ha il compito di dare voce alle sensazioni intime "mentre le regalo un senso "
riportate senza volerle proporre come assunto di scienza o fede per nessuno."che di scienza non ha nulla."
Bellissima l'espressione della terzina
sembra vederle quelle parole che ronzano nella mente del poeta
mentre aspettano di essere inscritte nell imminente volo poetico
Magnifica la chiusa che è di una semplicità disarmante
Rebby. riesce in un dittico in chiusa, apparentemente banale,
a rissumere un mondo, il suo mondo di poeta,
fatto di ricerca costante, così pestarda senza avvilirsi nel prova e riprova dedicato alla ricerca e all'ottimizzazione del testo imersa e impegnata sembra di vederla la sua faccina dispettosa, fare spallucce e riprovare ancora fintanto che non
pioveranno poesie.
bravissima Rebby.
[Modificato da ariadipoesia 21/10/2008 21:20]