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Gloria

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2010 11:40
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02/07/2010 11:40
 
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La Calma, la Tempesta, l'Uragano e l'Esplosione
La Calma prima della Tempesta. Il respiro lento e regolare…vibrazioni di energia e tensione statica, che scorrono come fiumi impetuosi, lungo i rilassati tessuti dei muscoli…il battito regolare del cuore, tanto potente e ascoltato con tanta attenzione, da poterne percepire le onde sonore…il sangue che scivola, con altrettanta forza nelle vene, da poterle sentire dilatarsi e rinvigorirsi al passaggio del liquido rosso…le palpebre abbassate e lo sguardo attento, che esamina con cura ciò che il cervello gli mostra.
Ero solo un bambino, ed era la prima volta che, con occhi chiusi e attenti, ascoltavo il mio cuore, i miei polmoni, il mio sangue, con impaziente attesa del momento di Gloria. Una piccola, calda gocciola di sudore scorreva timida lungo una tempia. Dopo la Calma, ecco arrivare la Tempesta, dopo la Tempesta, ecco arrivare la Gloria, sbocciata e fiorita negli occhi di mia madre e dei mille volti che, ammaliati, mi guardavano dal basso. Le incitazioni a non fermarmi, a continuare e migliorare sempre di più, perché sono una forza della natura, sono una tempesta e posso diventare un uragano!
La tempesta non gli basta e così, anni dopo, eccomi ancora lì, dietro la tenda nera, al buio, col cuore forte, il sangue impetuoso e gli occhi chiusi e attenti. I pugni stretti, i muscoli tesi, il mio nome che viene annunciato, l’applauso e l’impazienza di mille volti, gli stessi di tanti anni fa, che aspettano l’uragano…e vengono accontentati. La calma si trasforma in vento, poi in pioggia, poi in tuoni, fulmini, saette, tempesta…uragano! Potente, impetuoso, fiero guerriero che spazza via tutto ciò che incontra dinnanzi a se, senza lasciare nulla, tranne quello sguardo, nella gente davanti a se, che si domanda come sia possibile, se sia reale ciò che sta vedendo.
Tuttavia l’uragano non gli basta ancora: vogliono pura energia, vogliono esplosione, vogliono la potenza e lo straordinario fascino del fuoco e della luce che, prorompente, erutta con un grido sovrumano scavando nelle viscere della terra, per schizzare verso l’alto tagliando, come le lama di una spada, il respiro a tutti quelli che guardano.
Riapro gli occhi. Sono ancora qui, dietro le nere tende, dietro il buio, nascosto, in attesa della chiamata, che presto arriverà, e i mille volti lo sanno, perché riesco a sentire la tensione nei loro muscoli, l’impazienza nel battito dei loro cuori e, negli ultimi minuti di calma, io e i mille volti iniziamo a divenire un’unica cosa, le nostre emozioni, i nostri gesti, perfino: mille e uno cuori battono la stessa melodia all’unisono, dapprima tranquilla e rilassata; mille e uno respiri, iniziano a coordinarsi, rapidi ed eccitati, l’aria calda e densa circola energica, riempiendo i polmoni; mille e uno sguardi fissano impazienti lo spazio vuoto sul palco, in attesa che qualcuno vada ad occuparlo; mille e uno menti, tanto differenti, per età, cultura, esperienze, personalità e cose pensate, per un momento sono esattamente identiche e indistinguibili fra loro nella bramosa attesa…
Poi l’uomo vestito di nero va sotto la luce, con un fiero sorriso e uno sguardo luccicante e impaziente: mille e uno cuori iniziano a battere sempre più forte, producendo colpi sempre più frequenti, che battono sui timpani delle orecchie come martelli su incudini; mille e uno respiri iniziano a farsi più profondi, più caldi, più lenti; mille e uno sguardi iniziano a tremare e a luccicare, vogliosi; mille e uno menti, smettono di pensare a qualunque cosa che non sia quella parola che aspettano con febbrile impazienza di sentire: il mio nome…
L’uomo vestito di nero inizia a parlare, mentre mille e uno orecchie ascoltano lentamente le sue parole, che fin dall’inizio, fanno già presagire quale sarà l’ultima parola che le labbra dell’uomo pronunceranno: il mio nome…
Mille e uno cuori battono ad una paurosa velocità, e una pioggia di martelli si abbatte sulle incudini dei timpani; mille e uno respiri cessano di scaldare l’aria, trattenuti nella gabbia dei polmoni; mille e uno sguardi, sgranati e tremanti, si fanno lucidi e sembrano brillare di luce propria; mille e uno menti gridano silenziose una parola…la parola che l’uomo vestito di nero sta proprio ora dicendo: il mio nome…
Nessuno grida…nessuno applaude…nessuno parla…nessuno respira…sono tutti lì in basso, che a pugni stretti, occhi lucidi, cuore impazzito e respiro trattenuto, non osano muoversi, parlare o anche solo pensare, mentre guardano silenziosi e immobili come statue, il caos calmo che lentamente sta procedendo sul palco, nell’ombra, avvicinandosi al cerchio di luce a terra con incedere fiero e sciolto, come quello di un leone.
È la Calma. Il vuoto stracolmo della stanza. Un silenzio piatto che grida furioso, per liberarsi dalle gabbie dei polmoni contratti della gente. Raggiungo il centro del palco, sotto la luce, che, dall’alto, illumina la mia figura. Non posso vedere i mille volti, ma immagino perfettamente la contrazione impaziente e ammaliata dei loro lineamenti. Con un mio cenno del capo, la Calma inizia, lentamente a muoversi.
All’inizio è un mare piatto come una tavola, inanimato, immobile, tuttavia colmo di energia potenziale e forze invisibili, ma percepibili come il rumore assordante di un jet che infrange la barriera del suono. Poi la Calma statica della superficie del mare inizia a muoversi, prima lentamente: una piccola, timida ondicella da oltre l’orizzonte giunta, si avvicina ai mille volti, infrangendosi con silenzio carico e pesante sulla spiaggia dei loro mille sguardi, che tremano godendo, già a quel semplice, piccolo tocco.
Poi un venticello si alza, portando ai loro occhi due, tre, quattro ondicelle. Un fermento, un movimento, una scarica inizia a percorrere i loro sguardi e il mio, tanto potente da far alzare il vento sempre di più, finché le piccole onde diventano onde più grandi. Intanto i mille volti smettono di trattenere il respiro, generando una nuova scarica di energia che, giungendo a me, provoca un vento tanto forte da formare onde sempre più alte, molto alte e la schiuma sulle loro creste le fa sembrare mille cavalli azzurri dalla criniera bianca, selvaggi e indomabili, che solo io posso comandare.
L’esercito dei mille cavalli azzurri si riversa sui mille volti, penetrandoli, permeandoli, piantando nei loro cuori il seme del ritmo estasiante, che li spinge a muoversi, interrompendo lentamente la tensione e l’immobilità dei muscoli. Le mille statue tornano a prendere vita, spinte dai mille cavalli, su cui salgono, ormai rapiti da quella scarica di energia, che loro stessi hanno prodotto. I cavalli prendono i mille volti sulle loro groppe e, al mio comando, si voltano e tornano indietro, verso di me, portandomi il loro carico.
Quando cavalli e cavalieri giungono a me, lo scontro e l’incontro, generano una potente carica di energia, che, arrivata alle mie mani e viene lanciata in aria, per arrivare in alto, sempre più in alto, dove neanche il vento e il mare possono portare la loro voce. Quando giunge dove più in alto non si può andare, la carica trova finalmente sfogo, trasformandosi in un istante in una luce potente e accecante.
È la Tempesta! Una! Due! Tre…! Tante cariche vengono spedite su in alto, trasformandosi in getti di luce rossi, bianchi, azzurri, verdi, gialli, che esplodono e saettano in tutti i modi: c’è chi, arrivato su, ritorna subito giù, saettando fra gli sguardi stupefatti dei mille volti, in fasci di luce verdi; ce ne sono altri che, arrivati al massimo dell’altezza, si espandono nel cielo come chiazze d’olio irregolari, azzurre e bianche, colorandosi e diffondendosi in porzioni di cielo, per poi sparire sfumando, quando raggiungono la loro massima estensione; altri invece salgono in alto, lasciandosi una scia sfavillante alle spalle, spariscono misteriosamente al loro culmine, poi riappaiono improvvisamente, trasformati in mille raggi luminosi, rossi e gialli che si allargano in tutte le direzioni, come fuochi d’artificio, e spariscono con una pioggia di piccole stelle luminose che cadono dolcemente, posandosi sugli occhi dei mille volti…
È la Tempesta, che con energia e furore si abbatte su di loro! Poi arriva il vento, un vento strano che, seguendo i miei movimenti, inizia ad avvolgersi su se stesso, rapendo i mille volti e sollevandoli in alto sopra il palco, sopra il mondo, sopra il cielo. Il vento potente, solleva e trascina con se tutti i colori della tempesta, creando un turbine di nuvole e raggi colorati che vortica su se stesso col rapimento e l’estasi di un derviscio. E intanto i mille volti partecipano a quest’estasi di colori, luce e vento, vorticando, rapiti, in inebrianti turbini di fiumi volanti: è il coinvolgimento e la potenza estasiante dell’Uragano!
Ma non è ancora finita! Ora farò vedere loro qualcosa che non hanno mai visto e mai più rivedranno altrove in vita loro: inaspettatamente il vento inizia ad aumentare ancora maggiormente la sua velocità e la sua furia, tuttavia non si espande e non si innalza, ma, al contrario, inizia a contrarsi e scendere sempre di più. Nella discesa, luminose braccia di raggio prendono i mille volti delicatamente, poggiandoli a terra, in cerchio, tutti intorno a me, che con le braccia sollevate, ritiro la potenza e i colori nelle mie mani sempre di più. Quando l’Uragano è completamente serrato nelle mie mani, il silenzio e il buio invadono la stanza. I volti non capiscono, si chiedono cosa abbia in mente, rimanendo immobili nell’oscurità e nel silenzio, pendendo dalle mie labbra.
Solo pochi secondi di nulla, poi arriva inaspettata e improvvisa: l’Esplosione. D’un tratto, tutta la forza dell’Uragano, raddoppiata e compressa nelle mie mani, viene rilasciata verso l’alto senza preavviso: dalle mie mani erutta tutta la potenza del vulcano. Un’enorme colonna di fumi colorati, profumi meravigliosi e inebrianti e colori accecanti, luminosi e spettacolari, spunta improvvisamente dal pavimento del palco, fendendo il nulla come una lama affilata, portando con se, in alto tutta la sua meraviglia, circondata del silenzio e dallo stupore dei volti inespressivi. La colonna sale sempre più in alto e, raggiunto il suo punto clou, si dirama in tutte le direzioni come un profumato mazzo di fiori di luce e, sopra di esso, io. Con braccia allargate e occhi spalancati, rivolti verso il cielo sconfinato, elevata sopra il fuoco elettrico dell’energia della mia esplosione, fiera e meravigliosa, sembro quasi sfidare gli dei di tutti i popoli, di tutti i tempi, chiedendo loro se sappiano fare di meglio. Non ottengo risposta: dunque eccomi, ho vinto!
Scendo a terra lentamente, facendo ritirare, sfumando la colonna di colori e profumi in una meravigliosa e superba cascata di luce liquida, tornando a terra, circondata da mille volti semplicemente scioccati. La cascata si spegne, la luce va via, il suono scompare e i profumi tornano nel loro invisibile mondo…Per alcuni secondi, il nulla…
Poi una luce. Una luce intensa, grandiosa, insuperabile, illumina tutta la sala, con la stessa intensità in ogni suo punto, con una forza tale da far quasi crollare le pareti. Ma non si tratta di una luce naturale…è Quella Luce. Quella per cui avevo fatto ciò che avevo fatto. Quella Luce per cui, per me, vale la pena vivere. Sì, perché io queste cose non le faccio per passione o devozione, ma solo per un motivo: per quella Luce. Per quel suono angelico e soave, di grida incontrollate di gioia isterica e pura estasi sognante e leggiadra. Per quello scrosciare incessante di mani che battono, accompagnate dal suono ritmato di mille cuori tamburellanti, che battono all’impazzata nei petti esausti e gratificati. Per quella pace commossa e ammaliata di mille menti, il cui amore e la cui devozione sono rivolti a me e solo a me. Per quella Luce. Quella Luce risplende nei loro occhi adoranti e, spesso, lacrimanti, per le intense emozioni provate, regalando a me un sentimento molto più grande di qualunque cosa loro abbiano mai potuto provare grazie a me, perché per me, questo stato dell’anima, è il solo motivo per cui sono ancora qui a camminare fra i vivi, l’unica cosa che mi spinga a vivere: Gloria.
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