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Frammentino

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2011 12:02
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club dei curiosi
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21/08/2011 12:02
 
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si accettano consigli e opinioni! :)
Sbam!

Matt lasciò andare Hope di colpo. Aveva sentito il rumore. Forte e chiaro.
Chiuse gli occhi, cercando di respirare regolarmente.
Hope lo fissò per un istante, dopo di che si girò.
Con calma, eccessiva calma, aggirò lo scaffale che la separava dalla porta d'ingresso.
La fissò.
La porta era chiusa, non si vedeva neppure uno spiraglio di luce. Hope iniziò ad avere i brividi. Le girava la testa, adesso.
Quel rumore, non voleva pensare che rappresentasse ciò che si era immaginata.
“Matt” chiamò. “ Matt vieni qui”
“ Dimmi che la porta era così anche prima, quando siamo entrati, che l'abbiamo lasciata così noi. Adesso la spingo e si apre”
“ Credimi Hope”, disse Matt con la voce più rassicurante che riuscì a trovare,” vorrei dirtelo. Ma quando siamo arrivati qui, la porta era completamente aperta. Puoi anche spingerla, ma temo che non otterrai nulla. Qualche cameriere deve averla vista aperta e, pensando che uno dei suoi colleghi l'avesse lasciata così per sbaglio, l'ha chiusa.
In fondo è normale che un posto del genere debba stare chiuso. Altrimenti va tutto a male”
Hope aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse.
Faceva freddo, paurosamente freddo. Hope stava già tremando da prima, e quest'ultima novità non aveva fatto altro che peggiorare il tutto.
Ecco. Sono sola, con un uomo che mi odia e che non vede l'ora di ricominciare a urlarmi contro, in una cella frigorifera impossibile da aprire dall'interno.
Sto per morire congelata. Direi che non poteva capitarmi niente di peggio.
...Però almeno morirò con lui, no? Magari potrei trovare tutto ciò romantico.
Certo, Hope, inizi a sragionare.
Potrebbe essere romantico se ora lui fosse stretto a te, se almeno ti sfiorasse, se almeno ti guardasse negli occhi e........

“ Hope! Hope cosa cavolo stai facendo, ti sei incantata?! Dai, dobbiamo uscire da qui!”
“ Certo, hai un'idea di come fare?!”
“ Non c'è alternativa. Bussiamo alla porta e speriamo che ci sentano”.
“ Aiuto! Aiuto! Siamo chiusi qui dentro! Ma insomma possibile che nessuno ci senta?!”
Così, urlando e tirando calci e pugni alla porta, passò un buon quarto d'ora senza risultati.
Alla fine, Hope fu la prima a perdere le speranze e si gettò a terra.
Strinse le ginocchia al petto, avvicinò la testa e iniziò a dondolare lentamente avanti e indietro. Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura. Si sentiva impotente e indifesa lì, in quella stanza stretta e gelata, senza possibilità d'aiuto né fonti vicine di consolazione.
Aveva paura e freddo. Sentiva la superficie liscia del pavimento sulle cosce e sulle piante dei piedi, sentiva il ghiaccio sciogliersi e poi riformarsi molto lentamente lungo le pareti. Lei, vestita di shorts stra corti, una canotta di tessuto fine, quasi impalpabile, color rosa barbie, e le ciabattine argentate, sentiva il corpo irrigidirsi piano piano. I piedi e le dita delle mani le sentiva già distanti, e anche il resto del suo corpo non stava bene. Tremava Hope, tremava forte. Lei, freddolosa persino d'estate, si trovava in quella situazione e non poteva fare niente. Iniziò a singhiozzare, sebbene si vergognasse fin dentro l'anima di piangere di fronte a lui. Matt.
Matt era una delle poche persone che rendevano Hope inquieta, e una delle poche davanti a cui si vergognava di piangere. Lei era sempre stata incline al pianto: piangeva quando era triste, quando era agitata o nervosa, quando non sapeva che decisione prendere, quando si sentiva sola o soffocata dalla gente, quando otteneva un successo, quando era felice.
Insomma, Hope piangeva in ogni situazione. Era quello il suo modo di esprimere ciò che provava, l'unico che conosceva. Anzi, l'unico oltre alla scrittura. Si, scrivere era una grande passione di Hope, vi si rifugiava ogni volta che ne sentiva il bisogno.
Lei scriveva tutto ciò che aveva in mente, scriveva a se stessa a volte, scriveva lettere a persone care, scriveva storie impossibili nelle quali credeva solo lei, scriveva sogni che aveva fatto dormendo e molti altri fatti da sveglia, scriveva le sue abitudini, le sue paure, i suoi desideri. C'era il suo io più segreto tra quelle pagine, fogli svolazzanti macchiati d'inchiostro nero, blu o colorato, a seconda del suo umore. Hope non amava tenerli raccolti. Lei non aveva quaderni, diari o altro. Amava tenerli sparsi per la stanza, i suoi fogli, e ritrovarli nei momenti più impensabili per perdercisi dentro e scoprire nuovamente una parte di sé che aveva dimenticato.
In quel momento, se avesse avuto carta e penna, Hope avrebbe scritto; avrebbe descritto quel luogo e ciò che stava succedendo. Ma soprattutto avrebbe scritto di Matt.
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