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poesia di F.Garcia Lorca

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    ariadipoesia
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    Registrato il: 30/01/2003
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    00 20/09/2004 23:06
    MAR

    El mar es
    el Lucifer del azul.
    El cielo caído
    por querer ser luz.
    ¡Pobre mar condenado
    a eterno movimiento,
    habiendo antes estado
    quieto en el firmamento !
    Pero de tu amargura
    te redimió el amor.
    Pariste a Venus pura,
    y quedóse tu hondura
    virgen y sin dolor.
    Tus tristezas son bellas,
    mar de espasmos gloriosos.
    Mas hoy en vez de estrellas
    tienes puplos verdosos.
    Aguanta tu sufrir,
    formidable Satán.
    Cristo anduvo por ti,
    mas también lo hizo Pan.
    La estrella Venus es
    la armonía del mundo.
    ¡Calle el Eclesiastés !
    Venus es lo profundo
    del alma...
    ...Y el hombre miserable
    es un ángel caído.
    La tierra es el probable
    Paraíso perdido.


    Federico García Lorca : Libro de poemas; 1919

    traduzione

    IL MARE
    Il mare
    è il Lucifero dell'azzurro.
    Il cielo caduto
    per voler essere la luce.
    Povero mare condannato
    a eterno movimento
    dopo aver conosciuto
    la calma del firmamento !
    Ma nella tua amarezza
    ti redense l'amore.
    Partoristi Venere pura
    e la tua profondità
    restò vergine, senza dolore.
    Le tue tristezze sono belle,
    mare di spasimi gloriosi.
    Ma oggi invece di stelle
    hai verdi polipi.
    Sopporta la tua sofferenza,
    formidabile Satana.
    Cristo camminò sopra di te
    e lo fece anche Pan.
    La stella Venere è
    l'armonia del mondo.
    Taccia l'Ecclesiaste !
    Venere è il profondo
    dell'anima...
    ... E l'uomo miserabile
    è un angelo caduto.
    La terra è il probabile
    Paradiso perduto.



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    ariadipoesia
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    00 20/09/2004 23:09
    MEDITAZIONE SOTTO LA PIOGGIA(Frammento)


    MEDITAZIONE SOTTO LA PIOGGIA(Frammento)
    La pioggia ha baciato il giardino provinciale
    con profonde cadenze sulle foglie.
    L'aroma sereno della terra bagnata
    inonda il cuore di tristezza remota.

    Si lacerano nubi grige nel muto orizzonte.
    Sull'acqua addormentata della fonte,le gocce
    cadono sollevando chiare perle di spuma.
    Fuochi fatui che spegne il tremolio delle onde.

    La pena della sera raggela la mia pena.
    Il giardino si e' riempito di monotona tenerezza.
    Devo perdere tutta la mia sofferenza.mio Dio,
    come si perde il dolce suono delle fronde?

    Tutta l'eco di stelle che c'e' nella mia anima
    mi aiutera' a lottare con la mia forma?
    E l'anima vera si sveglia nella morte?
    E cio' che ora pensiamo lo inghiottera' l'ombra?

    O com'e' tranquillo il giardino sotto la pioggia!
    Il mio cuore e' trasformato dal casto paesaggio,
    in un rumore di idee umili e tristi
    che da' nel mio petto un battito di colombe.

    Nasce il sole.Il giardina sanguina giallo.
    C'e' intorno una pena che soffoca,
    sento la nostalgia della mia infanzia inquieta,
    il desiderio d'essere grande in amore,le ore
    passate come questa a contemplare la pioggia
    con tristezza.
    Cappuccetto rosso andava per il sentiero....
    Addio mie favole,oggi medito,confuso,
    davanti alla fonte torbida che dal'amore mi nasce.

    Dovro' perdere tutte le mie sofferenze,mo Dio,
    come si perde il dolce rumore delle fronde?
    Riprende a piovere.
    Il vento riporta le ombre.
    3 gennaio 1919